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Essere tifosi non è facile. Essere tifosi vuol dire appartenere ad una bandiera. Che solitamente non viene tradita. Anzi, a volte capita il contrario. Ed anche il più delle volte. Come quest’anno, ad esempio. Essere tifosi è una responsabilità. Essere tifosi, oggi della Salernitana, non è per nulla un lusso. Ma c’è chi non ha voluto mai deporre la bandiera. Ha tentato, sempre, di far battere il proprio cuore. Sabato prossimo, però, qualcosa potrebbe cambiare. Arriva l’Ancona all’Arechi, terza forza del campionato. Ed il tifoso, anche quello più vero e che ancora oggi porta avanti lo slogan “sarò pazzo ma ci credo”, sembra aver perso la fiducia. Quella fiducia che bisogna conquistarsi attraverso quella maglietta, granata, bagnata più del solito. Lo abbiamo detto e ridetto. L’abnegazione non viene lesinata. Ma il tifoso, quando è soprattutto il risultato a venir meno, ha forti rimpianti. Rimpianti generati da chi, probabilmente, non ha saputo programmare a dovere. Da chi si è fatto abbindolare da persone poco competenti. Da chi non ha preso decisioni ferme. Da chi, insomma, pensa più al portafogli che altro. Il tifoso, invece, con il sole, il vento, la pioggia è sempre vicino alla Salernitana. Ma c’è un limite anche a questo
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