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Un numero è una entità astratta usata per descrivere una quantità. Tutto chiaro, vero? Ma prendiamo in esame la Salernitana, la quantità che purtroppo viene a mancare clamorosamente. Ed allora, mettetevi comodi, perchè stiamo per dare proprio i numeri. Ventiquattro gare disputate, appena tre successi incamerati, sei le divisioni della posta in palio e nei restanti mille e trecentocinquanta minuti solo delusioni. Questo è solo l’antipasto, attenzione. Incassate trentanove reti, realizzate solo ventuno. Tra le mura amiche il dato che deve far maggiormente riflettere. Undici punti collezionati, frutto di appena tre successi, due pareggi e ben sei sconfitte. Quello che balza agli occhi, prepotentemente, è il fattore “Arechi”. Ancora una volta inesistente, come accaduto anche lo scorso anno. Quattordici volte a bersaglio, tre in meno rispetto alle volte in cui gli avversari hanno bucato la rete difesa da Polito. Lontano dalle mura amiche, in cadetteria un punto a favore della maggioranza delle formazioni, la casella della vittoria è ferma a zero. Poker di punti divisi e addirittura nove i kappaò. Ma il dato delle realizzazione è davvero sconfortante: ventidue subite, sette a favore. Il bottino (lo vogliamo chiamare così?), semplicissimo da calcolare, è di quattro punticini. Probabilmente, nemmeno la Salernitana di Zeman prima e Varrella poi era riuscita a fare peggio prima di salutare la cadetteria. Il numero, insomma, sarà anche astratto ma quando manca la quantità!
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