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L’accordo che unisce Federsanità ANCI, confederazione di 166 Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere e di Comuni, e A.N.Co.M, che rappresenta, ad oggi, quasi 10mila medici di medicina generale riuniti in cooperative su tutto il territorio nazionale, prevede, tra i punti qualificanti, anche un’azione comune per aumentare la vigilanza nell’appropriatezza delle prestazioni socio-sanitarie e la loro sostenibilità economica in un nuovo welfare di comunità e la necessità di integrazione dei diversi attori del settore sanitario e dell’assistenza socio-sanitaria per poter disporre di risorse tecniche e professionali, adeguate e coerenti con la domanda di servizio e di salute che proviene dal cittadino. “Con la firma di questo accordo – dice Crescenzo Simone, presidente di A.N.Co.M – il mondo del cooperativismo medico avvia, dopo la costituzione di un’Associazione Nazionale, una fase totalmente nuova ed impegnativa, che intende riaffermare, all’interno dei nuovi programmi di federalismo sanitario, il valore fondamentale che lo strumento cooperativo può svolgere nella produzione di servizi per gli operatori delle cure primarie e nell’organizzazione distrettuale per contribuire a riorganizzare le cure primarie e vincere la sfida della cronicità e delle fragilità soprattutto in quelle regioni in cui il sistema sanitario e sociale presenta carenze e debolezze di capillarità territoriale. L’accordo con Federsanità-ANCI è il riconoscimento di un impegno comune e sinergico, che le Aziende Sanitarie da una parte e i Medici di Medicina Generale dall’altra possono svolgere a difesa della tutela della salute, valorizzando anni di impegno nel territorio a difesa dei pazienti e del loro diritto all’assistenza e alla salute. In tutte le Regioni,conclude Simone, anche in quelle più difficili, esistono esperienze virtuose di buona pratica clinico-assistenziale che è giusto valorizzare ed estendere ”.
“L’accordo con l’A.N.Co.M. – aggiunge Attilio Bianchi, Vice Presidente di Federsanità Anci – è uno strumento che può dare gambe all’idea di una salute capillarmente diffusa con livelli diversi di accesso alle cure a seconda della gravità delle patologie e, quindi, con una pratica dell’appropriatezza delle cure più allargata sul territorio. Il federalismo in sanità può rappresentare una grande opportunità, una spinta a migliorare e diffondere modelli regionali che hanno dato buoni risultati sul piano dell’efficienza e della qualità dei servizi. In un contesto di rivoluzione epidemiologica , per cui, a fronte del calo della mortalità per patologia acuta, aumentano le patologie cronico-degenerative e il rapporto tra assistenza sanitaria e territorio deve essere di alleanza e di responsabilità. In Italia, abbiamo quattro modelli regionali che si sono rivelati in grado di erogare servizi efficienti, efficaci e a costi sostenibili, rispondendo in maniera adeguata e sostenibile alle esigenze sanitarie e sociosanitarie dei cittadini. Si tratta di modelli – conclude Del Favero – che, nella loro diversa impostazione, hanno sempre al centro il territorio e che garantiscono i LEA e l’assistenza socio-sanitaria in un sistema orientato alla qualità e alla continuità delle cure”.
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