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Agostino Gallozzi, presidente di Confindustria Salerno, ha presentato il documento “Indagine congiunturale e previsionale del sistema economico e produttivo salernitano”. L’indagine, realizzata dall’ufficio studi di Confindustria Salerno in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università e giunta alla sua settima edizione, valuta gli aspetti congiunturali e previsionali del clima imprenditoriale relativi al secondo semestre 2009 e al primo semestre 2010. Alla presentazione è intervenuto Paolo Coccorese, docente di Microeconomia all’Ateneo di Salerno. “Per tutto il 2010 – ha affermato il presidente Gallozzi – le criticità sul versante occupazionale non accennano a diminuire. La crisi sta trasformando profondamente le dinamiche produttive del nostro Paese. Dopo le analisi, le diagnosi, la conta dei settori in caduta libera, è arrivato il momento di fare qualcosa, avendo ben chiaro uno scenario, un disegno, un progetto da perseguire.” “Il presente e il futuro si giocano, inevitabilmente – ha concluso Gallozzi – sui territori attraverso la capacità di riscoprire un percorso e un destino comune, rivalutando le ragioni che uniscono in un progetto avvertito come “sfida” civica prima ancora che economica e politico-istituzionale. Non possiamo più permetterci di perdere altro terreno. Ma la sensazione è che la politica e le Istituzioni non l’abbiano ben compreso. Le parole restano ancora molto distanti dai fatti”.
L’onda lunga della crisi continua ad abbattersi sull’economia della provincia di Salerno, ma si delineano segnali, sebbene confusi ed ancora difficili da decifrare, di uno scenario meno negativo rispetto al secondo semestre del 2009. Gli indici previsionali generali dell’indagine (quelli realizzati sull’intero campione degli intervistati) per il primo semestre del 2010 sono eloquenti: produzione -5,33; fatturato -5,09; ordinativi -11,4; occupazione – 5,87; esportazioni 5,89. La prima criticità segnalata dalle aziende si configura nella forte concorrenza, seguita dalla lentezza burocratica e dalla difficoltà di accesso al credito e ancora dagli elevati costi dell’energia, dalla diffusa carenza di legalità e dai ritardi nell’incasso di crediti scaduti. Tra le diverse strategie di risposta alla crisi, soprattutto in zone a forte vocazione distrettuale, inizia a palesarsi anche il trend di diversificazione del business da parte delle aziende.
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