C’è chi martella, come il picchio piceno, e chi invece, come il cavalluccio salernitano, è costretto a restare a galla a fatica. A galla sì, perché il cavalluccio ha comunque voglia di restare a galla. Certo, tutto risulta complicato alla luce del risultato di sabato pomeriggio ma guai a sventolare bandiera bianca. Non è proprio il caso. Avete visto in centottanta minuti cos’è successo? Dispiaciuti per i successivi novanta. Ma questo è il calcio. C’è poco da fare. Ci siamo illusi? Probabile. L’ultimo posto in classifica, d’altronde, non è certamente un caso. Gli errori, quindi, vengono pagati a caro prezzo. Al “Del Duca” la riprova. Con Torino e Piacenza, invece, tutto era girato nel verso giusto. Il rimpianto? Non aver gestito il vantaggio, il secondo con la realizzazione aerea di Kyriazis, e soprattutto non aver chiuso la contesa quando ai bianconeri girava la testa. La testa, poi, è girata alla Salernitana. Trovare il bandolo della matassa? Arduo, davvero arduo. Testa o gambe il principale problema? Bisognerebbe chiederlo ai calciatori. Resta un dato di fatto, inconfutabile. Quando si rincorre c’è il rischio di scaricare la batteria, quando meno te lo aspetti.