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Un mondo a parte, quello dei 10 mila iscritti ai Vespa Club, a cui si aggiungono i fan della Lambretta di casa Innocenti, 230 solo in Campania. Per loro, cultori di un modernariato tutto italiano, fino a domenica 5 settembre, si apre lo splendido scenario di Paestum, uno dei più importanti centri archeologici del Meridione. All’ombra dei suoi templi dorici, nell’area esterna al Museo Archeologico, si svolge l’ottava edizione del raduno nazionale “Paestum in vespa e lambretta. Il luogo dove si celebra il mito”, organizzato da Stefania Cola, presidente dell’ associazione culturale “La Rosa di Pesto”, il “Lambretta Club Campania”, la Provincia di Salerno, il Parco Nazionale del Cilento ed il Comune di Capaccio; una giornata all’ insegna degli scooter che hanno fatto storia. Un evento che vuole dimostrare che si puo’ fare turismo anche attraverso le due ruote, due miti, come la Lambretta e la Vespa: riuscendo a lanciare luoghi, sapori, profumi, di località lontano da canali commerciali e turistici. Dedicata come ogni anno alla memoria del presidente della Bcc di Capaccio, Antonio Vecchio. Quindi lambretta o vespa?
Appuntamento per tutti gli appassionati ed i curiosi il 5 settembre alle ore 9.00 nella zona archeologica di Paestum: l’itinerario finisce ad Agropoli per ora di pranzo ove vi sarà la premiazione. Quattro le categorie in gara: il mezzo più antico, quello meglio restaurato, il conducente più anziano e quello che arriva da più lontano. Per il momento si contano tantissime adesioni all’ iniziativa, dal Lazio alla Basilicata, fan dai quindici ai settant’ anni con lo stesso linguaggio. Progettata sugli scooter usati negli aeroscali da un ingegnere aeronautico, Corradino D’Ascanio, la vespa fu dotata di ruote grandi, riprese dai carrelli degli aerei e di una forma più sinuosa, attraente anche per il pubblico femminile.
La Vespa lega per sempre il proprio nome e leggenda all’immagine fresca di Audrey Hepburn, che in “Vacanze Romane” di William Wyler (1951) si fa insegnare da quel briccone per bene di Gregory Peck a portare lo scooter per le strette strade e i mercatini di una Roma solare, inconsapevole di quale volume di traffico avrebbe dovuto sopportare. Più spartana, più spigolosa, la Lambretta cerca di rifarsi nei primati sportivi. Ambedue diventano fulcro e oggetto d’amore collettivo nei club che organizzano gite sociali fuori porta, a famiglie intere, rally regionali e nazionali e internazionali. Il primo manifesto della Vespa, datato 1946, mostra una donna che sfreccia alla guida dello scooter. Scelta impopolare ma vincente: sacrilegio per un centauro ma commercialmente un successo. Quindici esemplari nell’ aprile del 1946, 35 mila alla fine del 1949. Per il singolare popolo dei vespisti è solo l’ inizio di una rivoluzione divenuta fenomeno di costume.
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