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S. Pietro a Corte, un restauro importante per un’opera che è tra le maggiori dell’Italia longobarda. Sabato 30, presso lo spazio monumentale, saranno presentati i restauri terminati che hanno restituito all’antico splendore l’antica cappella palatina della reggia di Arechi II. Sono stati finalmente ricollocati nella cappella palatina, restaurati a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, tutti beni mobili che vennero collocati in vari depositi messi a disposizione dalla Confraternita di Santo Stefano, comodataria dell’aula, al momento dell’inizio dei lavori di restauro del complesso monumentale. “Verrà proposta anche la ricomposizione di due altari – spiega il soprintendente Fabio De Chirico – realizzata utilizzando frammenti appartenenti ai 4 altari smontati alla fine degli anni ’60. Dall’inventario dei frammenti recuperati, infatti, si è riscontrata la mancanza di gran parte di pezzi, pertanto è stata realizzata una ricostruzione ideale di due altari, collocati su strutture espositive, posizionate in luoghi diversi da quelli originali, considerati come reperti in un museo”. I restauri e gli allestimenti sono stati curati da Emilia Alfinito e Giovanni Guardia, che sottolineano il recupero di splendide opere d’arte: “Verrà anche presentato l’allestimento dei reperti appartenenti alla Cappella longobarda, recuperati durante i restauri, preziosissime testimonianze dell’antico splendore del monumento. E’ stato possibile recuperare tre pannelli della decorazione pavimentale, ognuno con un diverso motivo geometrico, un pannello della decorazione parietale in tessere vitree e marmoree ed alcuni frammenti del Titulus di Paolo Diacono, scritta dedicatoria che correva lungo le pareti dell’aula”.
Dei beni mobili restaurati negli scorsi anni e mai presentati al pubblico, fanno parte due tavole, una con “Il Martirio di Santo Stefano”, l’altra, data 1592, attribuita a Decio Tramontano, pittore attivo in Italia Meridionale nella seconda metà del Cinquecento, raffigurante la Madonna con Bambino tra Santi e Decio Caracciolo, abate di San Pietro a Corte. Un prelato è raffigurato nel dipinto sul tela, realizzato nel 1779 dal pittore solimenesco Romualdo Formosa, un tempo collocato su uno degli altari gemelli fatti realizzare dall’abate Giuseppe Pignatelli. Sull’altro altare era collocato il San Giuseppe con Bambino, opera coeva a quella del Formosa. Un terzo dipinto su tela è la “Sant’Agata” opera tardo seicentesca, di forte ispirazione guariniana. Del patrimonio dei dipinti fa anche parte un piccolo dipinto su tela ottocentesco con “San Pietro”. Il pubblico potrà ora fruire dell’intero complesso di San Pietro a Corte, il cui cantiere di restauro è stato fondamentale per la corretta ricostruzione della storia di Salerno e che ha dato impulso all’incremento di campagne di scavo in città e all’approfondimento degli studi e delle ricerche sul medioevo. Questa giornata costituirà inoltre un momento di riflessione sul futuro del monumento e sulla sua corretta fruizione per quanti operano sui beni culturali.
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