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Il disegno, quello vero, come tecnica che bisogna conoscere. Il disegno, troppo spesso bistrattato ad arte secondaria, rispetto alla pittura ne rappresenta invece l’atto genetico. E’ quanto emerge dal sapiente lavoro artistico di Emma Trasi. Martedì 7 dicembre 2010, alle ore 18, presso la Galleria Camera Chiara di Armando Cerzosimo, in via Da Procida a Salerno, sarà inaugurata la personale di Emma Trasi, “Tracce”. Venti quadri che “tracciano” il suo percorso artistico in cui la china, l’elemento centrale dei lavori, si intreccia e si fonde con le tinte calde dei pastelli. L’allestimento, curato da Enzo Figliolia, ha seguito l’evoluzione artistica di Emma Trasi, allieva di Michele Sabino. Una ventina sono i quadri in esposizioni che potranno essere ammirati fino a domenica 12 dicembre (la mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21, ingresso libero). Per il vernissage ci sarà la perfomance di tre ballerine dell’Associazione Campania Danza di Antonella Iannone che idealmente condurranno gli ospiti alla scoperta del gioco di immagini e parole che prende forma in “Tracce”. Seguirà, infatti, la lettura dei testi poetici di Marina Melchionda a cura dell’attrice Carla Avarista.
“Tracce” vuole essere anche un’occasione, in questi giorni di preparazione al Natale, per essere al fianco della vita nascente sostenendo il progetto del Centro di Aiuto alla Vita “Il Pellicano” di Salerno. Al termine della sette giorni espositiva ci sarà un’estrazione; a chi sarà in possesso del numero vincitore sarà donato un’opera dell’artista raffigurante madre Teresa di Calcutta. E’ stata proprio una frase di madre Teresa nel 1983 ad ispirare i fondatori del Pellicano: “Se vuoi la pace rispetta la vita”. Il motto che invece accompagna la staffetta di arte e solidarietà è “chi salva un bambino salva il mondo intero”. Diversi sono i soggetti interpretati con la china da Emma Trasi: dagli scorci della sua Salerno alla natura; dalla visioni fiabesche alle immagine di fotografi come Sellerio. Partendo da uno scatto del fotografo siciliano, Trasi omaggia il mondo dell’infanzia in un sapiente intreccio di sfumature, tra china e matite, prende corpo la “lazzarella” che sembra essere fatte della stessa carne della strada, assurgendo ad icona di una vita “on the road” nella peculiare accezione meridionalistica.
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