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Week end di arte e solidarietà, oggi (sabato 11 dicembre) e domenica 12 dicembre, con la personale di Emma Trasi, “Tracce”, presso la Galleria Camera Chiara, in via Da Procida a Salerno, Il gioco di china e matita è al centro del percorso artistico che si snoda tra i venti quadri in mostra (orario di apertura: dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21, ingresso libero). L’allestimento, curato da Enzo Figliolia, ha seguito l’evoluzione artistica di Emma Trasi, allieva di Matteo Sabino, mettendo in evidenza il gioco simbiotico tra linee nere e tracce sfumate di colore e poi il senso della china come traccia assoluta del disegno che si rifà al movimento del puntinismo (noto anche col termine francese pointillisme), sviluppatosi in Francia verso il 1885 e così denominato dal critico Félix Fénéon.
“Tracce” di Emma Trasi vuole essere anche un’occasione, in questi giorni di preparazione al Natale, per sostenere la vita nascente contribuendo al progetto del Centro di Aiuto alla Vita “Il Pellicano” di Salerno. Domenica sera (12 dicembre 2010), alle ore 19.30, ci sarà l’estrazione del numero vincente; al suo possessore sarà donato un’opera dell’artista raffigurante madre Teresa di Calcutta, “Life Street”. E’ stata proprio una frase di madre Teresa nel 1983 ad ispirare i fondatori del Pellicano: “Se vuoi la pace rispetta la vita”. Il motto che invece accompagna la staffetta di arte e solidarietà è “chi salva un bambino salva il mondo intero”. Diversi sono i soggetti interpretati con la china da Emma Trasi: dagli scorci della sua Salerno alla natura; dalla visioni fiabesche alle immagine di fotografi come Enzo Sellerio con “Sulla Strada di Montelepre”. In questo quadro Trasi omaggia il mondo dell’infanzia. In un sapiente intreccio di sfumature, tra china e matite, prende corpo la “lazzarella” che sembra essere fatta della stessa carne della strada, assurgendo ad icona di una vita “on the road” nella peculiare accezione meridionalistica. In “Bottega del tempo perduto”, si assiste ad un’apoteosi del bianco e nero. Questo è un disegno “caravaggesco”. Il risultato finale è un piccolo capolavoro: l’artista mette su carta una sorta di camera oscura della visione, dove l’immagine retinica tradotta in visione diventa visionarietà, porta su un mondo di nostalgia e mistero.
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