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Un convegno all’Università si interroga sull’esperienza della nave-asilo Caracciolo

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E’ in programma per venerdì 15 aprile alle 10.30, presso l’aula 11 della Facoltà di Scienze della Formazione all’Università di Salerno, la presentazione del volume “Da scugnizzi a marinaretti – l’esperienza della nave asilo Caracciolo”. L’incontro sarà aperto con le introduzioni dei professori: Mario Capunzo, preside della Facoltà di Scienze della Formazione; Natalino Ammaturo, direttore del Dipartimento di Scienze Umane; Francesco Piro, presidente dell’Area didattica. A seguire gli interventi di Antonio Mussari, direttore del Museo del Mare di Napoli, e di Antonia Casiello, responsabile dell’Archivio del Museo del Mare di Napoli. A coordinare i lavori dell’intera giornata sarà Antonietta Selvaggio. Insieme all’opera, curata da Antonio Mussari e Maria Antonietta Selvaggio, sarà possibile ammirare una mostra foto-documentaria in presentazione multimediale su questa esperienza che fu inaugurata a Napoli nell’aprile del 1913.

A dirigere la “Caracciolo”, che accolse oltre 750 bambini e ragazzi sottraendoli a una condizione di abbandono e restituendoli a una vita sana, civile e dignitosa, fu chiamata Giulia Civita Franceschi (1870-1957). Quando fu inaugurata, l’iniziativa presentava già due precedenti in Italia: la nave-officina “Garaventa” a Genova, attiva dal 1883 e finalizzata ad accogliere giovani che avessero scontato delle pene carcerarie, e la nave-asilo “Scilla”, promossa a Venezia da David ed Elvira Levi-Morenos fin dal 1906 e funzionante come scuola di pesca per gli orfani dei pescatori dell’Adriatico. Ma la “Caracciolo” si caratterizzo per l’originale esperimento educativo tanto che fu  definito sistema Civita. Ciascuno scugnizzo trovò la famiglia e la casa di cui era stato privato e poté istruirsi e svilupparsi secondo le proprie attitudini. Richiamò l’attenzione di studiosi italiani ma, anche, stranieri. Non a caso il governo giapponese inviò a Napoli il ministro della Pubblica Istruzione con vari professori universitari a visitare la Caracciolo per trarre spunti per la realizzazione di un analogo progetto pedagogico in terra nipponica. La mostra fotografica, attraverso materiali fotografici inediti e fonti d’archivio, ricostruisce l’originale esperimento educativo che ebbe luogo a Napoli tra il 1913 e il 1928.

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Scritto da su 14 Aprile 2011. Archviato in Culture, In evidenza. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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