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Mercoledì 25 alle ore 21.00, nella chiesa dell’Addolorata a Salerno, reading-concert su Carosello, il primo contenitore pubblicitario della Rai con Anna Cicalese, Milva Carrozza, Paolo Auguzzi, Julian Oliver Mazzariello e Manuel Pino Bambini. Dopo Carosello tutti a dormire! Tutti quanti noi abbiamo sentito questa frase tantissime volte: nella nostra infanzia lo spartiacque che delimitava la tipica giornata piena di compiti e giochi e il mondo dei sogni era rappresentato dalla messa in onda di cinque comunicati pubblicitari preceduti da brevissimi telefilm, disegni animati o pupazzi animati.
La trasmissione televisiva Carosello nacque il 3 febbraio 1957. Per evitare di attirare su di sé le critiche di coloro che pagavano il canone e che non apprezzavano la pubblicità in televisione, la Rai pensò bene di associare ad ogni comunicato commerciale un mini-filmato introduttivo che sintetizzasse in una manciata di minuti delle storie di senso compiuto. La produzione di questi mini-film fu demandata all’industria cinematografica nazionale: Carosello diventò così una palestra sulla quale si fecero le ossa tutti i maggiori registi nazionali. Il successo di pubblico fu tale che anche i più famosi attori non disdegnarono di partecipare a queste scenette. Alcuni nomi danno subito il senso dell’importanza di Carosello: fra i registi si possono annoverare i fratelli Taviani ed Ermanno Olmi.
Tutti i più grandi attori, registi e cantanti fanno “caroselli”, da Eduardo de Filippo a Mina, da Vittorio Gassman a Dario Fo, da Sergio Leone a Totò, da Luciano Emmer (inventore di Carosello) a Francesco Guccini. E poi ancora attori come Macario, Peppino de Filippo, Nino Manfredi, Nino Taranto, Raimondo Vianello, Carlo Giuffrè, Renato Rascel, Paolo Panelli; e registi e sceneggiatori come Age e Scarpelli, Gillo Pontecorvo, Lina Wertmüller, Dino Risi, Ermanno Olmi, Pupi Avati, i fratelli Taviani, Ugo Gregoretti. Nello stesso tempo Carosello è stato una importantissima palestra anche per nuovi registi e attori e certamente un’ottima vetrina per esibire le creazioni e sperimentazioni di disegnatori di cartoni animati che, grazie alla popolarità della trasmissione, avevano una immediata enorme diffusione, come Jo condor, Calimero, Cimabue, la mucca Carolina, Susanna. Nel 1976 si calcola che il pubblico di Carosello era di almeno 19 milioni di persone.
La Rai impose alle industrie cinematografiche che giravano le varie mini-storie un vero e proprio regolamento: la durata di ogni singola pubblicità era fissata in due minuti e quindici secondi di cui al massimo trentacinque secondi potevano essere dedicati al messaggio pubblicitario vero e proprio (il cosiddetto codino). Dal 1974 la durata di ogni singolo comunicato fu accorciata e passò a un minuto e quaranta secondi. La censura diventò ferrea: non si potevano utilizzare parole sconvenienti o allusive. Durante tutti gli spot di Carosello non fu mai utilizzata la parola “uccello”. Una nota marca di lassativi nel vantare le qualità del proprio prodotto non ha mai potuto utilizzare la frase “regola l’intestino” ma si è sempre dovuta mantenere in una frase molto più casta: “regola l’organismo”. Amatissimi, poi i disegni e i disegnatori Una delle caratteristiche di Carosello che è rimasta maggiormente impressa nella nostra memoria è sicuramente la sua sigla musicale e i disegni che caratterizzavano la sua scenografia. Nel 1963 la vecchia sigla ideata da Luciano Emmer, musicata da Raffaele Gervasio e sceneggiata da Nietta Vespignani fu cambiata con una nuova sigla disegnata da Manfredo Manfredi: i suoi quadri a tempera raffiguravano le piazze delle città di Venezia, Siena, Napoli e Roma. A seguire Julian Oliver Mazzariello al pianoforte e Manuel Pino al contrabbasso, chiuderanno la serata con un proprio Zapping musicale, ripercorrendo, incrociando, giocando, con i loro diversi percorsi musicali.
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