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Inaugurata, presso la galleria “Leggermente Fuori Fuoco” di via Da Procida a Salerno, la mostra fotografica City Specific Salerno: una metafisica dello sguardo di Franco Fontana. In mostra 15 fotografie realizzate a Salerno da Fontana nell’ambito di City Specific, progetto di produzione artistica sul paesaggio promosso da Leggermente Fuori Fuoco e dall’associazione Salerno Fotografia. L’edizione 2011 è la terza missione fotografica prodotta sul paesaggio urbano della città di Salerno, le precedenti produzioni sono state affidate nel 2009 alla fotografa napoletana Raffaela Mariniello con la mostra City Specific 39 miles presentata in catalogo da Stefania Zuliani e nel 2010 a Maura Banfo, torinese, con una mostra curata da Alessandro Demma dal titolo “City Specific Saluti da….”. Fontana è un fotografo dotato di uno spiccato senso del colore che ricerca e ricrea dall’inizio del suo agire artistico, elaborando un percorso iconico verso l’astrazione e la sintesi della forma colore. Le sue città e i suoi paesaggi, intrisi di luce, sono privi di volume come disegni astratti dalle forme geometriche, nei quali preserva solo i piani e i colori.
Per Franco Fontana “la fotografia non deve riprodurre il visibile, ma rendere visibile l’invisibile. Fotografare è possedere, un atto di conoscenza e di possesso profondo” e con questo spirito si immerso nel paesaggio di Salerno alla ricerca dei segni primari e nascosti per costruire il suo ritratto della città.
Della pratica fotografica di Fontana e del suo lavoro su Salerno Achille Bonito Oliva nel testo in catalogo dice: “Franco Fontana, che pratica da molti anni una tangenza con il mondo dell’arte e degli artisti, capovolge questo luogo comune e introduce nell’ambito dell’immagine fotografica la torsione che appartiene alla storia della pittura, adoperando rigorosamente gli strumenti del linguaggio fotografico. Egli si mette nella posizione del duello, nella frontalità istituzionale del fotografo di fronte al dato, ma non lascia scattare il dito sulla macchina precipitosamente, bensì promuove una serie di relazioni e di rispecchiamenti, per cui arriva all’immagine mediante un rallentamento mentale e l’assunzione di una posizione di lateralità rispetto al proprio mezzo. ……. Una torsione, torce l’immagine e la modifica, nel tentativo di introdurre nell’ambito della visione l’eccentrico. Se l’anamorfosi produce il risultato dell’oscuramento, dell’interdizione della visione frontale dell’opera, qui il processo esecutivo richiede il rigore della costruzione. Allora Fontana piazza il proprio modello lungo una coordinata per cui esso viene colto dall’obbiettivo fotografico soltanto alla fine di una serie di sezionamenti, scontorni o totali.
In questa maniera l’immagine della città di Salerno (le architetture storiche e gli scorci urbani e marini) perdono le proprie proporzioni e acquistano una sinuosità e una flessibilità adattata allo spazio in cui si rifugiano a seguito dei vari rispecchiamenti. La visione è qui è rigorosamente costruita come organizzazione spaziale, come evento reale e non realizzata direttamente mediante il freddo uso degli attrezzi fotografici che, volendo, possono produrre mille giochi di deformazione mediante il grand’angolo. Il riporto dell’immagine sulla tela allude alla possibilità di portarla nello spazio di una visione culturalmente più complessa e di una tradizione più vicina all’arte figurativa.”
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