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Giovedì 28 luglio la sezione classica dei “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, accenderà, alle ore 21.00, i riflettori del suo prestigioso palcoscenico, sui giovanissimi strumentisti della Juniorchestra, dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, diretta da Simone Genuini. La formazione si esibirà per ensemble ed ad inaugurare il programma della serata saranno i flauti che proporranno l’ouverture della Cenerentola di Gioacchino Rossini. Pagina che è la quintessenza del realismo psicologico che scaturisce poi nel corso dell’opera, con la funzione di elettrizzare l’ascolto, di predisporre alla gioia fisica del suono e di dichiarare, inoltre, le generalità inconfondibili del compositore. I flauti cederanno il testimone agli archi che attaccheranno l’Allegro della Serenata K525 “Eine kleine Nachtmusik” composta da Wolfgang Amadeus Mozart nel l’agosto del 1787, racchiudente come in un saggio perfetto tutti i segni caratteristici, i valori, i messaggi della serenata ideale, per lasciare un capolavoro eterno di equilibrio e di eleganza, prima di accomiatarsi per sempre dall’antico genere salisburghese.
Si passerà, poi al Larghetto della Serenata per archi op.20, composta da Edward Elgar nel 1892. Questa pagina dimostra la sua intensa e delicata vocazione poetica nonché la sua capacità melodica e timbrica, poiché la sola orchestra d’archi, con il suo carattere vibrante ed omogeneo, necessita di una capacità di scrittura ricercata, volta alle differenze timbriche più sottili e sofisticate. il carattere di inconfessata spiritualità e di malinconica attesa è il lato principale di questa serenata, musica che mai rinuncia al senso di dignità e d’orgoglio della propria umanità. Gli archi ci saluteranno con il secondo movimento della Simple Symphony op.4 di Benjamin Britten, di cui si ebbe la prima esecuzione il 6 marzo 1934. Questo brano, dedicato all’insegnante di viola del compositore, Audrey Alston, si compone di otto temi, due per movimento, che Britten scrisse da bambino e per i quali aveva una particolare dedizione. Quando all’età di vent’anni decise di rimaneggiarne il materiale, non tradì l’ingenua felicità delle prime composizioni quella lente magnifica e deformante che si trova naturalmente nello sguardo di ogni bambino.
Gli archi lasceranno la ribalta alle percussioni, che inizieranno con Music for pieces of wood di Steve Reich un vero e proprio studioso del modo in cui si produce la musica: un tecnico della composizione e dell’orchestrazione, e, contemporaneamente, un teorico e un ricercatore della musica primitiva. La quantita’ insolita di situazioni e di variazioni (di movimenti e di mutamenti) culla l’ascoltatore in un intreccio di suoni che suonano gli uni contro gli altri, e persino contro se stessi donandogli un effetto al tempo stesso ipnotico ed esotico, celestiale e subliminale. Si passerà, poi alla seconda toccata del compositore messicano Carlos Chavez latore di un linguaggio assai moderno in cui peraltro appaiono anche elementi ritmici e melodici ricavati dalla musica popolare indiana e spagnola, prima di eseguire Trash, firmato da Gerard Brophy dedicato ad un quartetto di percussioni “ecologiche”. Divertente e stravagante è certamente la pagina dedicata ai giovanissimi da Larry Spivack “Quartetto per borse di carta”, mentre impegnativa sarà la trascrizione del celebrato “coro parlato” di quell’allegro giro del mondo di Ernest Toch rappresentato da Geographical fugue, datato 1930.
Il finale del programma delle percussioni, sarà affidato ad un Samba di Ney Rosauro, racchiudente suoni, immagini ed energia di una notte carioca. I violoncelli si cimenteranno, con il primo movimento della Bachiana Brasielira n° 5 di Heitor Villa Lobos. L’Aria (Cantilena), composta nel 1938, si apre con un breve episodio di pizzicato dei violoncelli, ad imitazione della chitarra, cui segue immediatamente la voce del soprano, (Isabelle Haile) che intona la celebre cantilena senza parole, suadente e dolcissima, accompagnata all’unisono dall’ensemble dei violoncelli, che poi riprendono da capo la melodia. La sezione centrale, dal taglio più drammatico, si incentra su una sezione di un poema di Ruth Valladares Corrêa, e ad essa segue una ripresa della cantilena, nel medesimo stile della parte iniziale, chiusa in risoluzione acuta dalla voce sopranile. Agli ottoni il compito di chiudere la serata con alcune danze rinascimentali di Tielman Susato, per poi passare ad una trascrizione dell’Ave verum Corpus K618 in Re maggiore composto nel 1791 da Wolfgang Amadeus Mozart, eccelso per la sublime aura mistica che emana e per la metafisica purezza del linguaggio, prima di sigillare il concerto con l’ Henry Purcell di “Trumpet tune and air”, brano del compositore inglese, la cui lettura deve essere basata su di un microscopico controllo energetico, sull’eleganza , sul decoro, sulla finezza e limpidezza, in primo luogo del suono.
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