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E’ in programma presso il Teatro verdi a Salerno, da giovedì 27 a sabato 29 ottobre alle ore 21.00, e domenica 30 ottobre alle ore 18.30, lo spettacolo “Sconcerto”di Toni Servillo, presentato dalla compagnia Teatro Uniti. Attesa la partecipazione di Peppe Servillo; alle musiche Giorgio Battistelli, al testo Franco Marcoaldi, ai costumi Ortensia De Francesco, al suono Daghi Rondanini, alle luci Pasquale Mari, con l’orchestra del Teatro San carlo di Napoli diretta da Marco Lena.
In scena compaiono un’orchestra e il suo direttore. Ma il direttore non dirige alcunché. E’ preso da ben altri crucci e tormenti, a cominciare dal desiderio spasmodico di provare a mettere ordine nella propria testa, attraversata come un fiume in piena dai più diversi e contrastanti pensieri, sensazioni, emozioni, malumori e fantasie. Questo flusso verbale continuo, che ospita il caotico vorticare del mondo, dà voce nella sua totale nudità a quella perdita di senso e direzione in cui tutti ci sentiamo precipitati, perdita qui rimarcata dall’andamento acefalo dell’organico strumentale.
Si succedono e si scontrano tra loro le parole spesso inservibili del passato con il linguaggio totalmente irrelato del presente. E da questo costante cortocircuito, da questo allucinato paesaggio di rovine a un tempo grottesco e doloroso, affiorano continui baluginii di commozione, coraggio, tenerezza, umorismo, indignazione, cui fanno immancabilmente seguito frustrazione, spaesamento, stallo, disillusione. La musica investe, con la sua montante onda sonora, questo doppio movimento della parola, a volte accompagnandola nel suo tragitto e indicandole una possibile via di uscita, altre contrapponendosi ad essa o addirittura negandola in toto. Quasi che soltanto la forma musicale possa ambire ad arrivare là dove non giunge un’espressione verbale in crescente affanno.
Più che un personaggio, dotato di una sua precisa psicologia e di un’altrettanto precisa biografia, il direttore-attore risulta essere il pretestuoso ventriloquo dei nostri giorni. La sua voce e il suo corpo danno forma e sostanza a un gesto teatrale estremo, teso a collegare, per quanto ancora possibile, gli universi impersonali della poesia e della musica.
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