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E’ in programma al Teatro Verdi di Salerno, da giovedì 3 a sabato 5 novembre alle ore 21.00 e domenica 6 novembre alle ore 18.30, “Don Chisciotte” di Ruggero Cappuccio, liberamente ispirato all’opera di Miguel de Cervantes, con Claudio Di Palma e Lello Arena; alle musiche Paolo Vivaldi, ai costumi Salvatore Salzano, al progetto scene Nicola Rubertelli, per la regia di Nadia Baldi.
Claudio Di Palma diventa Don Chisciotte, Lello Arena è lo scudiero Salvo Panza: sono loro i protagonisti della nuova pièce firmata da Ruggero Cappuccio e diretta da Nadia Baldi. L’eroe fragile e allampanato si chiama Michele Cervante, studioso di letteratura epica posseduto dall’anima dell’hidalgo de la Mancha. Emarginato da una società che lo respinge quotidianamente, il protagonista perde contatto con il mondo reale. La sua energia visionaria lo conduce contro mulini inesistenti, in un’osteria che gli appare nella possanza di un castello e al soccorso dell’amata Dulcinea, fino alla conquista morale di un improbabile scudiero. Salvo invece è un uomo qualunque che, prima, cerca di distoglierlo e riconsegnarlo alla cosiddetta normalità, poi vorrebbe vedere, anche lui, il mondo con gli occhi del cavaliere.
A vestire i panni di Don Chisciotte è Claudio Di Palma, una delle figure più interessanti della scena teatrale italiana, affiancato dal robusto Salvo Panza che trova vita nella straordinaria agilità attoriale di Lello Arena, tra i più amati e conosciuti di sempre. La vicenda è quella descritta da Miguel De Cervantes, ma Ruggero Cappuccio la reinterpreta dirottandola ai giorni nostri e caricandola del suo stile semplicemente ricercato, alto e asciutto, vaporoso e senza tempo. “Il testo – afferma l’autore – si concentra sul conflitto tra modernità efferata e umanità poetica, sulla solitudine, l’illusione, nel lirismo di una realtà che non è più o che non è mai stata, ma vive fresca nella memoria come ricordo presente”.
La regia di Nadia Baldi si attesta su confini immutabili, ma non per questo facilmente rintracciabili, quelli che da millenni vivono invariati nel cuore degli uomini. Per la regista: “Don Chisciotte e Salvo Panza sono collocati in uno spazio indefinito, mossi su un piano metafisico e ostinatamente rituale nei gesti e nei modi. L’esaltazione della meccanicità ossessiva dei personaggi li sospinge nella leggerezza della fantasia”.
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