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Ventiquattro tombe sono venute alla luce nell’area archeologica di Paestum. La notizia è stata data dalla direttrice del Museo Nazionale e degli Scavi di Paestum, Marina Cipriani, durante il convegno “La protezione dei beni archeologici: l’esperienza dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e quella degli altri Paesi” alla 14esima Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. Gli scavi sono terminati da poco ed hanno portato alla luce monumenti funerari a fossa risalenti al VI secolo a.C. nella necropoli settentrionale.
Solo nel mese di luglio altre sei tombe a cassa dipinta appartenenti ad esponenti dell’aristocrazia lucana del IV secolo a.C. erano state scoperte in un’altra parte di una delle necropoli pestane più importanti. Ritrovamenti casuali, ha fatto capire la Cipriani: “Perché non c’è più un euro per programmare scavi sistematici nelle necropoli pestane. Quelle settentrionali sono più soggette a scavi clandestini e così sono stati recuperati corredi e pitture splendidamente conservati”.
Recupero e prevenzione, intanto, sono le due parole d’ordine del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, diretto dal comandante Pasquale Muggeo, che nel 2010 ha consentito il recupero di 40.770 reperti archeologici, permettendo di individuare vere e proprie strutture criminali operanti nel settore, dotate talvolta anche di terminali esteri. Sono state recuperate 29.032 monete di natura archeologica, molte delle quali a seguito di operazioni di monitoraggio del web. Sono stati inoltre effettuati 1.248 controlli nelle aree archeologiche ritenute più a rischio. In questo momento ci sono 32 richieste di recupero di reperti archeologici italiani finiti all’estero.
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