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La galleria “Il Catalogo” di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, apre il nuovo anno ospitando il tema del mito, del mediterraneo, attraverso diciotto bozzetti e sei ceramiche del maestro salernitano Nello Ferrigno, ideati per la realizzazione dei venticinque pannelli nell’ambito delle Luci d’Artista. La mostra, che verrà inaugurata venerdì 20 gennaio alle ore 18,30 e sarà visitabile sino a domenica 5 febbraio, rinnova il dialogo della galleria con la Salerno della luce, del turismo, della massa, della festa, attraverso opere che guardano al mito e al mare nostrum, al Mediterraneo, un termine questo che possiede la stessa radice del termine “mediazione”.
Nella cultura contemporanea il termine “medium” significa “mezzo” in quanto strumento, interfaccia. La mediterraneità non è solo la condizione del comunicare in senso geografico, ma anche e soprattutto del trasmettere; mediterraneità è medium, è opportunità di confrontarsi. Mediterraneità è una condizione che si sviluppa sia all’interno di uno spazio fisico ben definito, sia in altri luoghi più immateriali come quelli della mente, il cui contorno è confine fra un “dentro” e un “fuori”. Il dentro è il luogo della mediazione, il luogo dell’intelligenza, dell’invenzione e dello scambio mentre l’esterno è il thesaurum, cioè la riserva delle diversità.
Il Mediterraneo è legato ai miti del divenire e del trascorrere. I suoi eroi sono per lo più personaggi maschili, come Omero e Ulisse. La sua mitologia è spesso mitologia della contrapposizione e del dominio, la sua costante è l’alternanza, l’instabilità, il dualismo, il suo essere è anfotero come l’apollineo e il dionisiaco, come la notte e il giorno, come la luce e l’ombra. Ecco le amazzoni guerriere, i cavalli, le sirene, i tritoni, di Nello Ferrigno, realizzati tra estenuazione parossistica delle forme gravitazionali e un sublime aereo e irraggiungibile. Il mito della mediterraneità è anche il mito della perdita di un passato “mitico”, perciò si alimenta della memoria e fa della rimembranza il suo strumento esecutivo. L’epos è ispirato dal tempo e il mito è il suo quaderno di appunti e di annotazioni. La memoria è una catena di equazioni in immagini che legano, a coppie, l’ignoto col noto: il noto è la leggenda posta alla base della tradizione, mentre l’ignoto che si presenta ogni volta come nuovo è il momento attuale della cultura. Il Mediterraneo diventa qui l’infanzia e la giovinezza dell’umanità, “theatrum mundi”.
Nelle opere di Ferrigno traspare una sottile vena di ironia: è in tale ironico distacco che possiamo ritrovare il segno della modernità e da dove possiamo cogliere quell’idea di classicismo come un ripristinare il tempo nella sua normale corsa e non più disperata che viviamo piuttosto in questo nostro tempo. Fantasia creativa e innovativa nel confronto costante con la classicità. Questa è una delle possibili chiavi di lettura delle eleganti opere che saranno esposte al Catalogo, tra cui tempere e acquerelli per i bozzetti e quattro cavalli, una sirena e due piatti dedicati al mito del cavaliere, dell’uomo che prende forza dall’animale che egli domina, che lo conduce e anche lo disarciona.
Nello Ferrigno è nato a Salerno. Le sue prime esperienze artistiche, agli inizi degli anni Settanta, guardano alla Pop Art ed all’Arte Concettuale. In quel periodo partecipa a rassegne d’arte contemporanea; “Autodocumentazione” tenutasi a Salerno e a “Napoli. Situazione ’75” (curata da Enrico Crispolti) e alla Quadriennale di Roma del 1975 allestita a Palazzo delle Esposizioni: sono anni nei quali sperimenta vari approcci; dalla serigrafia in chiave pop-artistica all’oggetto “poverista” fino alla pittura iperrealista. Negli stessi anni emerge anche la passione per la ceramica che lo vede tra i fondatori del “Gruppo Vietri” il cui tentativo era quello di ridisegnare il modello ceramico vietrese. Terminata l’esperienza del “gruppo” continua la sua personale ricerca. Insegna nella scuola di Stato e tiene corsi di ceramica presso il proprio studio. Ha esposto in Italia ed all’estero e sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
Tra le più significative recenti esposizioni si segnalano: “L’equilibrio del graffio”, Palazzo Genovese, Salerno 2000; “Donne Madonne e Sirene” Museo di Villa Pignatelli, Napoli 2001; “Terre mediterranee” Museo d’Arte Moderna di Belgrado 2002; “Keramica” Villa Rufolo, Ravello 2002; “Terre mediterranee” Villa Erba, Como 2002; “Galerie Keramos” Parigi 2004; “Viva Italia show” Londra 2005; “Le terre del sole” Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma 2006; “La fontana degli elementi” Museo Arte Ambientale, Giffoni Sei Casali 2007; “Omeoceramica” Maschio Angioino, Napoli 2008; “ Immaginario Salernitano” Tempio di Pomona, Salerno 2009; “Luci d’artista “ 25 pannelli luminosi per l’opera “ Il Mito”, Salerno 2011.
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