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Le risultanze emerse dall’assemblea pubblica dei Centri di riabilitazione sono quelle di chiedere alla Regione Campania un’azione tempestiva con riguardo al decreto n. 77 e particolarmente di: garantire l’accesso ai servizi territoriali sanitari e sociosanitari; investire in programmi e servizi per persone con disabilità; adottare una strategia regionale per la disabilità e un piano di azione; coinvolgere le persone con disabilità e gli stakeholders (associazioni di categoria, sindacati); stanziare fondi adeguati; promuovere la qualità dei servizi; accrescere la consapevolezza e la comprensione della disabilità; migliorare la raccolta dei dati sulla disabilità; sostenere la ricerca sulla disabilità; operare in rete superando la dicotomia pubblico – privato.
“Desidero ribadire – dichiara Salvatore Parisi, presidente dell’Anffas di Salerno e coordinatore regionale Anffas Campania – che l’incontro e la mobilitazione in atto non sono assolutamente da considerarsi manifestazioni o proteste di tipo strumentale, come pure qualcuno, ingiustamente, ha voluto sottolineare e classificare. I rappresentanti politici, ad ogni livello e di ogni espressione, hanno il dovere civile e morale di farsi carico di questa delicatissima vicenda che rischia di avere dei risvolti drammatici per centinaia di famiglie con disabili a carico. Le criticità denunciate sono e reali che richiedono attenzione, scelte e risposte concrete. Le nostre richieste sono state condensate in 10 punti che naturalmente vanno chiariti e declinati nel rispetto dei bisogni e delle aspettative dell’intera comunità salernitana e campana”.
Sulla stessa linea d’onda è Antonio Gambardella, coordinatore regionale Aspat Campania: “Auspichiamo che da Salerno, parta un movimento propositivo di impegno per una regolamentazione regionale, equa e solidale, del sistema socio sanitario regionale. Vero é che la Regione si é immediatamente resa conto del caos amministrativo e dei disagi che ha causato ai cittadini della fasce deboli con l’emanazione repentina del decreto n. 77, concedendo successivamente una sorta di proroga e poi ancora, emendando una legge regionale che, di fatto, sospende l’emergenza di questi disagi, ma è anche vero che quest’ultima non risolve strutturalmente il problema del nuovo sistema socio- assistenziale della Regione Campania ha inteso riformare. A livello regionale bisognerà sedersi tutti intorno ad tavolo e trovare le soluzioni ed i percorsi condivisi ed idonei, soprattutto salvaguardando il diritto alle cure ed all’assistenza il cui costo, non vi è dubbio, non può ricadere, anche se in quota parte, sui cittadini che sono già stati fortemente penalizzati dalla loro disabilità”.
“Le manovre Regionali per il contenimento della spesa sanitaria hanno sino ad oggi coinvolto quasi esclusivamente le strutture della sanità privata – commenta Ottavio Coriglioni, delegato Sanità Privata Confindustria Salerno – e ne sono prova le polemiche riportate dai giornali sui super pagati primari degli ospedali pubblici. Il settore del privato accreditato , esclusa la farmaceutica , nel 2004 complessivamente assorbiva risorse per 1.700.000,00 euro garantendo circa il 30% delle prestazioni con una punta di circa il 95% per la riabilitazione . oggi ad otto anni di distanza assorbiamo ancor meno , mentre il fondo sanitario regionale ha avuto un incremento dallo stato di circa il 40% . È lecito chiederci che fine hanno fatto queste cifre? , come mai si obbligano le strutture private a limitare le prestazioni da rendere ai cittadini , che alla fine ne fanno le spese? La politica regionale è irresponsabile: i cittadini con particolari patologie è sempre più spesso costretto a cercare le cure al di fuori della Regione , in questi ultimi due anni le spese sanitarie fuori regione sono salite a circa 400 mil. di Euro aumentando nel biennio di 140 mil. di euro. Non è in grado di risolvere l’ingente debito che ha nei confronti delle nostre strutture private che ormai sono strangolate dai tassi di interesse passivi delle banche”.
“Oramai la Regione Campania, in esclusiva misura unilaterale – sottolinea Nunzio Vitolo del Centro Tivan di Battipaglia – elude ogni tavolo di confronto e legifera lanciando “imprimatur” che colpiscono gravemente i livelli occupazionali, inficiano equilibri istituzionali generando confusione, ma, cosa forse più grave, ledono i diritti degli anziani, dei malati cronici e terminali, dei bambini, dei pazienti oncologici, persone con disabilità e non autosufficienti che dovranno d’ora innanzi aggiungere un ulteriore fardello, di natura economica,alla loro già non facile esistenza. Siamo di fronte ad un punto di non ritorno, che pone le strutture sanitarie del salernitano ma di tutta la Regione Campania in una situazione che non trova precedenti e che mortifica la loro professionalità”.
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