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Voltare pagina. Forse. Perchè, a dirla tutta, il volume chiamato “Menichini” (il ritorno direbbe qualcuno) a Salerno non è poi così sconosciuto. A pagare gli errori (anche propri) della società, in particolare di co-patron Lotito e il diesse Fabiani, è stato Vincenzo Torrente (fatale il non gioco espresso dai suoi calciatori e la sconfitta di La Spezia, la sesta in sette gare). Cambia in panchina la Salernitana, volta pagina appunto, ritornando al suo vecchio timoniere: colui, che con Calil, Negro e tanti altri, ha confezionato il ritorno in cadetteria dopo tanti anni di attesa. Il trainer di Ponsacco, ancora legato al club campano da un anno di contratti, si riaccomoda all’Arechi. Obiettivo? Semplice, troppo semplice, dimenticare gli undici ko in ventiquattro gare subiti dal mister di Cetera e centrare la sopravvivenza. Impresa ardua, nonostante gli arrivi di diverse e discrete pedine (Ceccarelli, Zito, Ronaldo, Oikonomidis, Gatto, Bus), che inizia dal durissimo match interno con il Pecscara (reduce da ben sette successi consecutivi). Quale la ricetta vincente di Menichini? Probabilmente, tralasciano qualsiasi tipo di modulo, la capacità di gestire ed amalgamare la truppa a sua disposizione. Come già fatto, d’altronde, pochi mesi addietro.
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