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“La pena di morte nella letteratura”. Ha questo titolo l’ultima fatica letteraria di Salvatore Cicenia presentato stasera all’Istituto Comprensivo “G. Vicinanza” di Corso Vittorio Emanuele a Salerno.
Il volume edito da Mimesis nella collana Eterotipie, comprende anche una recensione di Sciascia al trattato dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria e dà voce ai grandi della letteratura nel loro percorso di ricerca sui diritti umani. Oggi più che mai l’argomento trova spazio nei talk show e nei dibattiti televisivi proprio per il dilagare del terrorismo internazionale, in particolare riguardo all’Isis.
La pena di morte era molto diffusa nell’antichità e ancora oggi è in uso in Cina, Giappone, India e Stati Uniti d’ America. Sant’Agostino per la prima volta nella storia condannò esplicitamente la pena di morte. Nella lettera 153 del suo epistolario, Agostino risponde a Macedonio, un luogotenente imperiale che lamentava la continua intercessione dei vescovi africani per impedire le esecuzioni capitali. Agostino risponde che risparmiare i colpevoli non è affatto un segno di approvazione verso la colpa. Al contrario, il disprezzo per la colpa non può essere disgiunto dall’amore per la creatura umana che l’ha commessa.
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