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È un bene primario, vitale e da preservare. L’acqua, invece, continua spesso a essere gestita come se fosse proprietà privata a vantaggio di pochi che si assicurano enormi guadagni a discapito di cittadini, dell’ambiente e delle stesse casse statali. Il settore dell’acqua in bottiglia in Italia non conosce crisi: un giro d’affari stimato intorno ai 10 miliardi euro all’anno, con un fatturato per le sole aziende imbottigliatrici che i rapporti di settore stimano in 2,8 miliardi di euro, di cui solo lo 0,6% arriva nelle casse dello Stato. In Campania, così come in buona parte d’Italia, le aziende ad esempio pagano canoni che raggiungono in media 1 millesimo di euro al litro (un costo di 250 volte inferiore rispetto al prezzo medio di vendita dell’acqua in bottiglia).
A riportare l’analisi sul business dell’acqua in bottiglia sono Legambiente e Altreconomia che, in vista dellaGiornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, presentano il dossier “Acque in bottiglia. Un’anomalia tutta italiana”, in cui si riporta la non sostenibilità dell’attuale modello di gestione della risorsa idrica e le carenze strutturali del nostro Paese.
Nonostante l’Italia sia ricca di acqua, e per lo più di buona qualità, esistono purtroppo alcune criticità nel sistema di approvvigionamento, di gestione e di controllo che spesso contribuiscono ad alimentare la sfiducia nei confronti dell’acqua del rubinetto, che oggi riguarda circa un terzo delle famiglie italiane.
Tra i problemi più frequenti sicuramente l’inadeguatezza della rete idrica. Le perdite idriche maggiori in Campania, secondo i dati diffusi dall’Istat, si registrano a Salerno, dove la differenza tra acqua immessa e consumata è pari al 60% (nel capoluogo in media si consumano 234 litri di acqua al giorno per abitante). Situazione simile a Caserta, dove le perdite idriche totali raggiungono il 59% (il consumo è di 238 litri per abitante al giorno). Al 47%, invece, le perdite reali a Benevento e Avellino (il consumo è rispettivamente di 237 e 186 litri al giorno). Infine a Napoli – dove ogni cittadino consuma in media 224 litri al giorno – la differenza tra acqua immessa e consumata è pari al 43%.
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