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Salvare la chiesa di Santa Rita dal degrado del tempo. Questo l’obiettivo del concerto che sarà tenuto giovedì 12 aprile presso il Teatro delle Arti di Salerno. I biglietti d’ingresso del costo di 10 euro sono disponibili nella cattedrale di Salerno
Il concerto si avvarrà dell’impegno di valenti musicisti e tutto il ricavato servirà al restauro del tetto della chiesa rettoria dedicata alla santa dei casi impossibili che ha cominciato a cedere. Don Michele Pecoraro rettore oltre che parroco della cattedrale nel cui territorio rientra la chiesa di Santa Rita ha ottenuto dalla Soprintendenza il permesso di tenere aperta la chiesa almeno fino al 22 maggio giorno in cui si festeggia la santa di Cascia che è stata sposa, madre e religiosa dell’Ordine degli Agostiniani dopo la morte del marito e dei due figli. Per la sua singolare storia santa Rita è una santa molto amata anche prima della sua canonizzazione avvenuta nel 1900 ad opera di Leone XIII.
Il suo corpo venne collocato dapprima in una cassa semplice, detta “cassa umile”, e non fu mai inumato a causa dell’immediata devozione dalla quale venne investito. I primi miracoli vennero registrati dai notai nel Codex miraculorum (Codice dei miracoli) a partire dal 1457 ( dieci anni dopo la sua morte) e fino al 1563 (in totale, quarantasei miracoli). In seguito a un incendio, nel 1457, venne realizzata la cosiddetta “cassa solenne”, decorata con immagini della Santa e con un breve testo in dialetto casciano quattrocentesco che riassume gli ultimi anni della sua vita. La cassa è ancora oggi conservata nella cella dove morì, nella parte antica del monastero di Cascia. Nel 1743 la salma fu traslata in un’urna in stile barocco, e nel 1947 nell’attuale teca di vetro all’interno della basilica.
La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dall’elevato numero e dalla qualità degli eventi prodigiosi, riferiti alla sua intercessione, tanto che acquisì l’allocuzione di “santa degli impossibili”. La sua beatificazione avvenne, però, dopo varie vicissitudini, soltanto nel 1628, 180 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII, già vescovo di Spoleto. Leone XIII, nel 1900, la canonizzò come santa. I credenti suoi devoti la chiamano “santa degli impossibili”, perché dal giorno della sua morte sarebbe “scesa” al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli prodigiosi, eventi altrimenti ritenuti irrealizzabili. La devozione popolare cattolica per santa Rita è tuttora una delle più diffuse al mondo, ma, fin dal 1600 e per opera degli agostiniani, è particolarmente radicata, oltre che in Italia, in Spagna, Portogallo e America Latina.
Con la riforma dell’anno liturgico del Martirologio Romano, il 22 maggio, sua festività, è diventata memoria.
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