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Martedì 1 maggio si festeggia il lavoro, nobiltà dell’uomo e sicurezza della famiglia. Oggi però questi pilastri sembrano sgretolarsi sempre più. I giovani anche se laureati e propensi a entrare nel mondo del lavoro trovano spesso porte sbarrate pur essendo dotati di grandi potenzialità e spesso anche se entrano in questo universo semisconosciuto, in cui non basta avere carattere e professionalità per riuscire a svolgere al meglio i propri impegni, sono vessati da mille difficoltà nella misura in cui sono maggiormente dotati di sensibilità, moralità e buona educazione. Parallelamente al lavoro professionale in molti provano anche a svolgere il meraviglioso e complicato “lavoro” di padre. Proprio sul tema della paternità nel teatro della parrocchia dedicata a San Giuseppe Lavoratore stasera la Tavola rotonda: “Essere padre, il lavoro più difficile”. Domani inizia invece il triduo di preparazione alla festa patronale; il 28, 29 e 30 aprile alle ore 19.00 nella chiesa parrocchiale sarà celebrata la santa Messa.
Martedì 1 maggio dopo la santa Messa solenne sul sagrato della chiesa un momento di festa con i Quisisona e il comico Enzo Fischetti. Domenica 6 maggio alle ore 21.00 nel teatro parrocchiale Un Concerto lirico “La dolcissima effigie. Voci d’amore nella letteratura musicale tra otto e novecento”. Mercoledì 9 maggio il programma di festeggiamenti si concluderà con l’udienza pontificia a Città del Vaticano.
La festa del lavoro ci invita ad alcune riflessioni. La Chiesa si è sempre occupata dell’uomo, della naturale predisposizione al lavoro e di tutte le relative problematiche. Il 15 maggio 1891 con la Rerum Novarum Enciclica scritta da Leone XIII sulla Dottrina Sociale della Chiesa c’è stata un’intensa sensibilizzazione alle problematiche legate al mondo del lavoro. Il 15 maggio 1981 esattamente cento anni dopo Giovanni Paolo II avrebbe dovuto pubblicare la Laborem Exercens ma a causa dell’attentato del 13 maggio la presentazione della nuova enciclica sulle tematiche lavorative e sulla dignità dell’uomo lavoratore fu pubblicata nel mese di ottobre di quell’anno. “Il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro”fu il monito del Papa Santo con l’invito a pensare in termini di ecologia sociale del lavoro. A trentasette anni da quella riflessione e dopo i numerosi interventi di papa Benedetto XVI e Papa Francesco è importante ricordare quanto ribadito da quest’ultimo: «Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana, perché la realizza come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali. Da qui deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità».
E quando nella Evangelii Gaudium scrive: “Il denaro deve servire e non governare” indica implicitamente ai poteri economici forti la via di una risalita non solo possibile, ma doverosa. “Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli”.
Allo stesso modo, quando Francesco dice che dalla crisi si esce anche e soprattutto con la solidarietà, fa sua l’intuizione di Benedetto XVI, che nella Caritas in veritate ricordava quanto fosse indispensabile elaborare anche in economia la categoria della gratuità, e cioè del dono, per uscire dalla miope logica del profitto a tutti i costi. Ha parlato di economia di comunione anche Chiara Lubich nel 1991 in seguito a una sua visita in Brasile, come risposta concreta al problema sociale e allo squilibrio economico di quel Paese e del capitalismo in generale. La proposta rivolta primariamente alle imprese fu quella di mettere in comune i profitti prodotti e di impostare la dinamica organizzativa sulla base della comunione e della fraternità. Oggi centinaia di imprese in tutto il mondo si ispirano all’EdC, nell’ impostare una governance incentrata sulla fraternità, condividendo la ricchezza prodotta. La tipicità dell’Economia di comunione è il dar vita a cosiddetti “Poli industriali”, inseriti nelle cittadelle di testimonianza dei Focolari. I Poli sorti in questi anni – tre in Brasile, poi in Argentina, Italia, Croazia, Belgio e Portogallo- stanno mostrando una economia dove anche il produrre e il lavorare sono espressioni autentiche della legge evangelica e dell’amore scambievole. Un sogno da affidare ai giovani di oggi e a quelli di domani per ridonare speranza nel futuro.
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