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E’ morto Sergio Marchionne. Nato a Chieti 66 anni fa ha vissuto la maggior parte della sua giovinezza in Canada, dove ha concluso gli studi prima di diventare tra i personaggi chiave dell’economia italiana elevando lo standard e i risultati di azzeramento del debito industriale di cui ha beneficiato anche il nostro territorio.
“Ha scritto una pagina importante dell’industria italiana” ha detto Sergio Mattarella Presidente della Repubblica Italiana, mentre la Camera ha interrotto i lavori per rendere omaggio all’ex manager Fca.
«E’ giusto ricordare Sergio Marchionne come un meridionale visionario. La dimostrazione l’ha data trasformando in pochi anni l’ex Alfasud di Pomigliano d’Arco da stabilimento simbolo di inefficienza (record di assenteismo e furti in fabbrica) a fabbrica modello in Europa grazie ad una riorganizzazione del lavoro ispirata alla Toyota.
Marchionne dimostrò che valorizzando risorse umane e dando un senso nuovo al proprio lavoro è possibile far bene e meglio anche al Sud. Il nostro dovere è provarci, crederci ancor di più in questi anni disadorni in cui il pauperismo e l’antipolitica moralista hanno attinto consensi nel Mezzogiorno con nuove illusioni assistenzialiste come il reddito di cittadinanza» ha affermato in una nota l’onorevole Gigi Casciello. Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 25 luglio, è attesa la prima conference call di Mike Manley, nuovo ad del gruppo.
Nel giorno in cui il Lingotto ha annunciato la morte dell’ex ad Sergio Marchionne, FCA ha reso noti i conti del secondo trimestre 2018. Si tratta di risultati importanti, dal momento che è stato raggiunto l’obiettivo, perseguito dallo stesso Marchionne, di azzeramento del debito industriale. Basti pensare che soltanto alla fine del 2017 l’indebitamento netto era di 2,4 miliardi e ora gli analisti concordano nel ritenere di esser passati a un attivo di due centinaia di milioni. Proprio il manager italo-canadese ne aveva dato un’anticipazione all’inizio del mese scorso a Balocco presentando il nuovo piano industriale e rispolverando per l’occasione una vecchia cravatta come a onorare un promessa del passato.
Il gruppo non solo ha confermato l’azzeramento del debito, ma ha anche annunciato per la prima volta una liquidità netta di 500 milioni di euro. Fca ha, infatti, chiuso il secondo trimestre del 2018 con un utile netto di 754 milioni di euro, in diminuzione del 35% dagli 1,155 miliardi di euro dello stesso periodo dello scorso anno. L’utile netto escludendo voci straordinarie è risultato di 981 milioni di euro, in calo del 9% ma stabile a parità di cambi di conversione. Si tratta, commenta una nota dell’azienda, di “una pietra miliare per il gruppo”. Più in generale, nei 14 anni dell’era Marchionne, i ricavi sono passati dai 47 miliardi del 2004 del gruppo Fiat ai 141 miliardi del 2017 conseguiti complessivamente da Fca, Cnh Industrial e Ferrari. Nello stesso periodo, il risultato netto del gruppo Fiat è passato da -1,5 miliardi del 2004 ai 4,4 miliardi del 2017 di Fca, Cnh Industrial e Ferrari.
Gli ultimi dati disponibili oggi, mercoledì 25 luglio, da Mike Manley, l’uomo indicato dal Consiglio di amministrazione di FCA come successore di Marchionne al termine della scorsa settimana, quando le condizioni di salute di quest’ultimo hanno costretto lo stesso cda a indire una riunione d’urgenza a Torino per discutere del futuro del gruppo.
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