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Si terrà il prossimo 5 novembre, con inizio fissato alle ore 17.30, presso la sala convegni del Mondadori Book Store di Salerno (sito in Corso Vittorio Emanuele) la terza edizione del premio di scrittura giornalistica sportiva dedicato alla memoria di Zaccaria Tartarone, appassionato cronista delle vicende sportive di Salerno e provincia, scomparso nel 2015. Ad organizzare il premio è la redazione giornalistica di “Paperboy”, il periodico generalista edito dalla Cooperativa Sociale Onlus “Il Villaggio di Esteban”, presieduta da Carlo Noviello, interamente realizzato da persone affette da varie forme di disabilità psichica e motoria. I giornalisti “speciali” di Paperboy – per l’edizione 2018 – hanno deciso di assegnare il premio alla carriera di Riccardo Cucchi, direttamente da Radio Rai. Il giornalista romano per oltre 35 anni è stato la voce del calcio italiano sia nel contenitore domenicale di “Tutto il calcio minuto per minuto”, che nelle grandi occasioni internazionali. All’evento, moderato dal giornalista di Tds Alfonso Maria Tartarone, prenderanno parte il presidente della coop sociale Il Villaggio di Esteban Carlo Noviello, il direttore responsabile di Paperboy Umberto Adinolfi e l’assessore alle politiche sociali del Comune di Salerno Nino Savastano. La voce di Riccardo Cucchi è stata il cuore di ogni domenica per circa trent’anni. Dalla sua postazione appartata, isolata in mezzo alla folla formicolante sulle tribune, ha riempito i nostri pomeriggi di emozioni narrando da testimone diretto decine di campionati, centinaia di partite, migliaia di minuti di calcio. In una notte d’estate ha gridato per quattro volte «Campioni del mondo», ed è iniziata la festa di tutti, da Berlino alle piazze di paesi e città dell’Italia intera. Attraverso il suo microfono ha accompagnato vittorie impossibili da dimenticare: la Champions League dell’Inter, lo scudetto travolgente della Roma, quello del riscatto bianconero nel 2012. Il segreto della sua voce è un paradosso: l’equilibrio perfetto tra passione ed eleganza, entusiasmo e riservatezza. Ecco perché Riccardo Cucchi ha confessato di essere un tifoso biancoceleste soltanto al termine dell’ultima radiocronaca, quando è stato abbracciato dal pubblico di San Siro come si fa con i grandi campioni e i grandi amici. Ed ecco perché diciassette anni prima, mentre annunciava lo scudetto della sua squadra, lo ha tradito una vibrazione sottile, una palpitazione che in pochi hanno saputo percepire fra le pieghe del suo annuncio: «Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000, la Lazio è campione d’Italia!». Oggi la voce che ha trasformato quegli attimi in racconto radiofonico, dando vita a una piccola epica dell’istante, abbandona il microfono e si riversa in un libro, ancora entusiasmante, ancora più intimo. Un libro che ci mostra come, a televisione spenta, la radio sappia trasformare lo sport in parola, ritmo, narrazione: perché la radio è il mondo, come lo immaginiamo noi. “Radiogol” è un memoir in cui scorrono trentacinque anni di calcio perduto e ritrovato e un autentico atto d’amore per la radio e i suoi protagonisti, da Enrico Ameri a Sandro Ciotti. Attraverso le sfide a cui ha assistito in prima persona, i ricordi di un’infanzia trasognata e gli incontri con fuoriclasse come Carlo Ancelotti, i fratelli Abbagnale e Diego Armando Maradona, Riccardo Cucchi ci sintonizza su un’epoca e un calcio che sono parte di noi. Minuto per minuto.
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