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Nel Tg TDS di oggi in onda un servizio di Giuseppe Pantuliano, direttore amministrativo di TDS, spiega che gli studenti del Liceo Alfano I di Salerno hanno partecipato, la scorsa settimana, all’incontro- dibattito su “Legalità, giustizia e prevenzione delle devianze in un’ottica di recupero umano e civile”, ascoltando la significativa testimonianza dell’ergastolano ostativo Carmelo Musumeci. Al termine del telegiornale in onda anche parte della ripresa integrale dell’iniziativa proposta dalla parrocchia “Gesù Redentore” e da Casa Nazareth che ha visto gli studenti del Liceo Alfano I di Salerno confrontarsi con la storia di un uomo che da belva del male è diventato angelo del bene. Presenti all’appuntamento Elisabetta Barone, dirigente scolastica dell’Alfano I di Salerno, don Ciro Torre, parroco di Gesù Redentore e don Pietro Mari, vice-parroco nonché direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo della Diocesi di Salerno, Campagna, Acerno.
“Un momento di cittadinanza attiva che ha fatto riflettere sulla possibilità di immaginare percorsi di speranza e di “redenzione” anche per chi ha commesso le più efferate atrocità-ha spiegato Pantuliano-Musumeci, detto il “boss della Versilia”, nasce nel 1955 in un piccolo paesino della Sicilia e inizia la sua attività criminale a 16 anni in Toscana, diventando in poco tempo capo di un clan dedito a rapine, traffico di droga, racket, tangenti e bische clandestine. Arrestato nell’ottobre del 1991 per l’omicidio di Alessio Gozzani, ex portiere della Carrarese, viene condannato all’ergastolo ostativo. Musumeci si diploma da autodidatta in carcere, consegue tre lauree e intraprende l’attività di scrittore. Nel 2007 il suo destino si incrocia con quello del progetto “Oltre le sbarre” della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, lavorando di giorno presso una casa famiglia. Per Musumeci non è previsto né il regime di semilibertà né la libertà condizionale, i giudici umbri gli accordano i benefici penitenziari in assenza di una “condotta collaborante” con la giustizia, riconoscendogli l’inesigibilità della collaborazione. Autore del libro L’urlo di un uomo ombra e di altri testi sul tema del carcere, apre un blog che diventa presto la voce dei reclusi la cui pena detentiva coincide con l’intera durata della vita.
In una lettera dei giorni scorsi indirizzata al Ministro della Giustizia- conclude Pantuliano nel sul articolo- Musumeci scrive: “Il carcere ti lascia la vita, ma ti divora la mente, il cuore, l’anima e gli affetti rimasti. E quelli che riescono a sopravvivere, una volta fuori, saranno peggio di quando sono entrati”.
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