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Ha soffiato il vento dello Spirito e della Speranza sui paramenti sacri della lunga scia di diaconi e sacerdoti che hanno accompagnato oggi, 21 settembre 2019, il nostro Arcivescovo Metropolita- S.E. mons. Andrea Bellandi- alla celebrazione del solenne pontificale nel duomo di Salerno nella festa liturgica di san Matteo, apostolo ed evangelista, patrono della città.
“E’ ora in vista del mese missionario straordinario di alzare gli orizzonti e prendere il largo” ha detto nel suo intervento introduttivo S.E. mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni.
Nell’ambito della santa Messa il cardinale Emil Paul Tscherrig, Nunzio Apostolico, ha imposto all’Arcivescovo il Pallio, simbolo della sollecitudine di Nostro Signore Gesù verso ogni uomo, della pastoralità con cui il popolo di Dio di Salerno-Campagna-Acerno viene accompagnato nel percorso di vita spirituale in comunione con il Santo Padre.
” Una delle caratteristiche del Pastore di anime è quella di amare. La fede chiede di essere vissuta ogni momento- ha detto il nostro Arcivescovo nella sua omelia nell’ambito della quale ha anche ricordato le parole del Papa pronunciate il 21 settembre 2015 a Cuba.
“Un giorno come qualunque altro, mentre era seduto al banco della riscossione delle imposte, Gesù passò e lo vide, si avvicinò e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò, lo seguì- disse il Papa in quell’occasione-Gesù lo guardò. Che forza di amore ha avuto lo sguardo di Gesù per smuovere Matteo come ha fatto! Che forza devono avere avuto quegli occhi per farlo alzare! Sappiamo che Matteo era un pubblicano, cioè riscuoteva le tasse dagli ebrei per darle ai romani. I pubblicani erano malvisti, considerati anche peccatori, e per questo vivevano isolati e disprezzati dagli altri. Con loro non si poteva mangiare, né parlare e né pregare. Per il popolo erano dei traditori, che prendevano dalla loro gente per dare ad altri. I pubblicani appartenevano a questa categoria sociale. E Gesù si fermò, non passò oltre frettolosamente, lo guardò senza fretta, lo guardò in pace. Lo guardò con occhi di misericordia; lo guardò come nessuno lo aveva guardato prima. E quello sguardo aprì il suo cuore, lo rese libero, lo guarì, gli diede una speranza, una nuova vita, come a Zaccheo, a Bartimeo, a Maria Maddalena, a Pietro e anche a ciascuno di noi. Anche se noi non osiamo alzare gli occhi al Signore, Lui sempre ci guarda per primo”.
Lo sguardo di Gesù genera servizio e missione. Impariamo a guardare come Lui guarda noi.
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