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Il gioco del “nonsense” in scena al Teatro Ghirelli con “Il Cappellaio” di Tuzzoli e Dalisi

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Che luogo sarebbe il Paese delle Meraviglie senza Alice? A questa domanda, assecondando la prospettiva del Cappellaio Matto che cerca di ritrovare la memoria perduta di un Paese delle meraviglie che non c’è più, prova a dare una risposta “Il cappellaio” lo spettacolo – coprodotto dall’Associazione Tinaos di Trieste e Casa del contemporaneo – in scena al Teatro Ghirelli venerdì 22 e sabato 23 novembre. Prendendo spunto dall’Alice di Lewis Carroll, Tommaso Tuzzoli e Linda Dalisi hanno deciso di soffermarsi sulla figura del Cappellaio, personaggio tra i più bizzarri e strampalati del fantastico mondo delle meraviglie: eternamente bloccato nell’ora del tè, costretto a ripetere sempre lo stesso rituale, circondato da animali parlanti e magici o da personaggi umani di potere è una enorme fonte d’ispirazione. La sua uscita di scena a conclusione del romanzo, contrassegnata dal processo di cui è testimone, dal tradimento subito dagli amici, dalla condanna e dalla fuga, così come il ritrovarlo in prigione e poi messaggero al servizio della corona in Alice attraverso lo specchio, lo rendono personaggio tra i più complessi. Ma se nel romanzo la sua figura si sviluppa molto nel suo rapporto con il Tempo e nella sua conoscenza del Tempo, il Cappellaio “reinventato” da Tuzzoli e “riscritto” da Dalisi – che ha debuttato in prima nazionale al Festival Kilowatt di san Sepolcro (Arezzo) dedicato alle compagnie emergenti della scena contemporanea – è ugualmente bloccato in un luogo ordinato ma è privo del Tempo, ormai senza più parola e memoria del suo passato. E pertanto (inizialmente) muto. Compito del stre-Gatto e della Regina di Cuori, coprotagonisti del testo teatrale, anch’essi bloccati in questa nuova dimensione/territorio del nonsense, è di interrogarsi su temi quali la perdita dell’identità, la ricerca d’ispirazione, il viaggio come scoperta di nuove strade e nuovi linguaggi, ma soprattutto la rinascita dalla solitudine e dalle avversità. Azioni ed argomenti che hanno come unico scopo quello di ridare la parola al Cappellaio, facendogli ricordare le avventure passate per riscoprire il piacere del suo Paese delle meraviglie e trovare una soluzione per un ritorno a casa insieme.

Un pretesto, per raccontare di come, con il passare del tempo, l’uomo sia incline a dimenticare il gioco e la fantasia, e di come quelle che oggi definiamo zone di comfort nelle quali sprofondiamo, nascondano un ben più complesso stato psicologico, di come caos e ordine possano convivere, e di come il diventare adulti può non essere così male, se si inseguono i propri sogni. La drammaturgia di Dalisi e Tuzzoli, e la regia di quest’ultimo conservano il gioco del nonsense ma lo inserisce in una partitura corale alternata da cortocircuiti linguistici.  Una lingua che, parlando del tempo, diventa musicale, poetica e in grado di indagare anche quella zona onirica priva del tempo. Le filastrocche presenti nel testo, si trasformano in chiavi di accesso a situazioni non comprese e allo stesso tempo diventano motore per una nuova rinascita, riconnettendoci così alla parte di noi stessi forse ancora pura e più vicina al gioco.

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Scritto da su 19 Novembre 2019. Archviato in Spettacoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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