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In Italia una donna su tre, in un’età compresa tra i 16 ed i 70 anni, è stata vittima di violenza. Lo conferma una recente ricerca dell’Istat, secondo la quale sono quasi 7 milioni le donne vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. Di queste il 91,6% non ha mai denunciato lo stupro subito. Impegnata nella promozione dell’educazione alla non violenza ed a sostenere chiunque viva una condizione di disagio o subisca discriminazioni di genere, è operativa a Cava de’ Tirreni, con sede in via Troisi/17, l’associazione “Frida contro la violenza di genere”. Un’attività di volontariato, quella dell’organizzazione presieduta da Alfonsina De Filippis, che a partire dall’1 marzo prossimo si avvarrà anche dei nuovi spazi messi a disposizione dal Distretto Sanitario n. 63 Cava-Costa d’Amalfi.
Di proprietà comunale e dati in uso gratuito all’Asl Salerno, i nuovi spazi assegnati all’associazione “Frida” sono quelli collocati presso il Consultorio di via De Filippis a Cava de’ Tirreni. Aperti il giovedì pomeriggio (dalle ore 16.00 alle ore 20.00) ed il sabato mattina (dalle ore 9.00 alle ore 12.00), i nuovi spazi, che vanno ad aggiungersi alla già operativa sede metelliana di via Troisi n. 17 (aperta ogni martedì e sabato pomeriggio dalle ore 16.30 alle ore 20.30), saranno gestiti dagli operatori di “Frida” e da legali, medici, psicologi ed assistenti sociali aderenti all’Associazione che offrono la propria professionalità a titolo gratuito.
Da tempo “Frida” è impegnata sul territorio cavese e nelle aree urbane contigue nell’elaborazione di un quadro di riferimento circa la diffusione della violenza su donne e bambini, sulle informazioni preventive e/o successive e sui servizi conosciuti e riconosciuti dalla comunità. In particolare, riconoscendo la multiformità delle tipologie di violenza applicabili su tali “soggetti a rischio”, l’Associazione mira a raccogliere dati mediante la somministrazione di un questionario. Da quelli raccolti nei primi 3 anni di vita risulta che oltre il 60% delle donne ha subito o subisce violenza fisica e/o psicologica. Molte, però, hanno dichiarato allo stesso tempo di non riconoscere o ricordare esperienze di violenza psicologica: un “abuso” della persona più indiretto o vago, ma comunque drammatico.
«Dai dati emersi dalle ricerche a livello nazionale, da quelli raccolti sul nostro territorio e sulla base delle richieste di aiuto che ci sono pervenute in questi mesi di attività, possiamo apprendere che l’Italia non è un Paese per donne – ha concluso la prof.ssa De Filippis – E da questa amara considerazione è nato il bisogno di rafforzare la nostra Associazione. Siamo fortemente convinti che sia necessario che le Istituzioni, le Associazioni ed i cittadini di “buona volontà” uniscano le energie e lavorino insieme».
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